Le gabbie salariali

La battaglia di differenziazione dei salari su scala regionale ( le cosiddette “gabbie salariali”) è stata una battaglia storica della Lega e fu presa in considerazione anche dal Fondo Monetario Internazionale nel 2002.
Le gabbie salariali sono la diretta conseguenza del pensiero autonomista e in particolare delle tesi proposte dal professor Gianfranco Miglio nel suo celebre libro L’asino di Buridano, nel quale spiega in modo perentorio che l’unica salvezza dello Stato italiano è la suddivisione della penisola in tre macroregioni (Padania, Tirrenia e Mediterranea), al fine di costituire una confederazione con lo scopo di sburocratizzare il sistema paese.
Non a caso infatti le tre zone sono omogenee per certi aspetti ma per altri sicuramente no, tra i quali il costo della vita e gli stipendi dei lavoratori dipendenti.
Ieri come oggi l’allineamento dei salari al reale costo della vita, con una loro differenziazione territoriale e regionale, è l’unica soluzione che può restituire equilibrio nel paese, visto che le differenze del potere d’acquisto sono evidenti e variano da territorio a territorio, da Nord a Sud.
Un lavoratore dipendente deve avere il diritto di avere uno stipendio adeguato al costo della vita nel suo territorio, così come un imprenditore non deve essere strozzato da eccessivi costi di produzione perché altrimenti si entra nel circolo vizioso nel quale il lavoratore, avendo uno stipendio basso, non riesce ad essere un buon consumatore di beni prodotti dagli imprenditori, i quali a loro volta soffrirebbero di sovra produzione.
Anche in questo caso, l’Autonomia è la strada maestra per garantire diritti ai dipendenti e opportunità agli imprenditori.

                     Riccardo Papini
Alessandro M.