Cena di Gazzada, 15 dicembre 2023 – Presentazione de «Il Nuovo Cisalpino»: una bella e proficua serata

All’indomani della Liberazione, il 27 aprile 1945, nasceva a Como – guidato da Zerbi e da Miglio – il movimento del “Cisalpino”, che si batteva per un ordine politico federale su base cantonale, ispirato al modello svizzero.

In primo luogo, un grazie a tutti gli amici di Gazzada Schianno, Morazzone e Castronno, che ci hanno consentito di presentare, anche in questa parte della nostra Provincia, il nostro giornale. Un ringraziamento particolare sentiamo di doverlo a Stefano Frattini, che si è attivato in prima persona per fornirci questa opportunità. Un grazie grande anche perché il Nuovo Cisalpino è una realtà molto piccola, fondamentalmente tutta da costruire e, attualmente, con un peso politico ed economico che dire esiguo è già dire tanto. Ma proprio tutto questo ci ha fatto apprezzare appieno la nobiltà del gesto. Un gesto che ci ha inorgogliti e lusingati perché, se è vero che sul piano politico ed economico siamo ancora poca cosa, su quello spirituale abbiamo in grembo un grande sogno: nientepopodimenoché ridare vita al Cisalpino. Un progetto che intendiamo realizzare da persone libere e responsabili mettendo da subito al centro del nostro stile i valori che, da sempre, sono alla base dell’autonomia: agire criticamente, ragionando con la propria testa, agire secondo coscienza, ma non come individui, bensì ragionando insieme per lo sviluppo di un’idea che vuole essere di popolo e non di qualche intellettuale più o meno isolato.

Ma in quale forma pensiamo di far rivivere il Cisalpino? La veste cartacea costa troppo per le nostre scarse risorse personali e finanziarie. Pensiamo, al massimo, a due numeri l’anno da distribuire su richiesta. Contiamo però poco su questo canale perché, i numeri potenzialmente cartacei, li tradurremo in file PDF che potranno facilmente essere scaricati dal nostro sito, inoltrati ed eventualmente, tramite qualche amico o conoscente, anche fatti stampare da chi avesse poca affinità con l’informatica. Il Nuovo Cisalpino, pertanto, sarà prevalentemente digitale: blog, newsletter ed eventuali podcast con costi praticamente ridotti a zero e grandi potenzialità dinamiche e di diffusione.

E arriviamo ai contenuti: immaginiamo il Nuovo Cisalpino come una medaglia con due facce.
Una rivolta al passato, ad una tradizione gloriosa, autonomista e federalista, che affonda le radici nel Risorgimento, con Carlo Cattaneo, e che rinasce, nel ’45, con Gianfranco Miglio e altri intellettuali cattolici, trovando, negli articoli 5 e 6 della nostra Costituzione, dedicati al decentramento, all’autonomia e alla tutela delle minoranze linguistiche, un importante riconoscimento. Una tradizione che la Lega di Bossi farà rivivere tra il 2008 e il 2011, con una “rinascita” breve, ma comunque capace di sollevare questioni fondamentali. Questioni che allora potevano sembrare un “capriccio” liquidabile con l’argomento “dell’egoismo regionale”, ma che oggi manifestano, a più di un decennio di distanza, tutta la loro profetica profondità.
L’altra faccia, del Nuovo Cisalpino è, invece, rivolta al futuro. Ad una visione che, proprio in forza del legame con un grande passato, potrà consentirci, come si dice in questi casi, “di vedere la foresta oltre i primi alberi”. Di andare, insomma, oltre l’immediato, oltre la tattica, indicando importanti piste strategiche di lungo periodo. In conclusione, accenno ad alcune di queste strategie in modo indiretto, indicandone, cioè, i relativi “contesti sfidanti”. Contesti all’interno dei quali, volendo restare fedeli alla nostra storia di libertà e democrazia (lo spirito dell’occidente), emerge, implicitamente, ma anche prepotentemente, il ruolo cruciale dell’Ente Locale e del Territorio. In particolare si tratta: a) della crescente distanza tra il popolo e la politica, tra i luoghi centrali in cui si esercita il potere economico e politico e la “provincia”; b) del contrasto tra la solitudine, l’insicurezza e la frustrazione crescente in cui vive la maggioranza delle persone “delle periferie” e lo stile di vita delle nuove élite cosmopolite e radical-chic che ne decidono, ahinoi, in concreto, il futuro; c) del rapporto tra la globalizzazione intesa come dato di fatto (che dipende essenzialmente dalla tecnologia) e l’ideologia occidentale della globalizzazione e del multiculturalismo che profetizza autorità centrali sovranazionali e mercati unici mondiali deregolamentai che, se attuati, porterebbero all’omologazione dei popoli, dunque alla perdita dei nostri valori e della nostra libertà; d) della “deregulation antropologica”, altrimenti nota come “identità fluida o arcobaleno”, che, riducendo l’etica e la morale al singolo individuo e negando l’identità di popolo, rende lo stesso individuo completamente succube del mercato (economia) e dello stato (politica); d) si tratta, infine, della terra. Quello che oggi, in molti, chiamano “crisi ambientale”, io preferisco intenderla come “mancanza di attaccamento alla propria terra”. Facciamo fatica a sentirci popolo perché in giro c’è poco senso di appartenenza e, quindi, scarseggiano amore e carità, verso i nostri simili, ma anche verso tutte le altre creature e verso la nostra terra. Serve, dunque, andare oltre la retorica. Serve comprendere fino infondo, con il cuore e con la mente, come Territorio e Popolo costituiscano una realtà unica, inscindibile: un organismo all’interno del quale quel che di bene, o di male, succede ad una parte, si trasferisce necessariamente al tutto.

Bruno Perazzolo